L’origine del kyo e del jitsu sono spiegati da Masunaga servendosi della forma di vita più semplice: l’essere unicellulare ovvero l’AMEBA.
Nel primo stadio l’ameba si trova in uno stato di equilibrio interno che è un temporaneo momento di staticità. Ma questa immobilità nel normale movimento dell’energia dura poco perché all’interno dell’ameba sorge un bisogno.
Il bisogno o vuoto che si manifesta lo chiamiamo KYO.
All’inizio è un vuoto nascosto e non evidente, l’ameba non sa che il suo bisogno è fame finchè non vede il cibo. Così anche tutti i desideri umani vengono attivati dalla vista dell’oggetto desiderato, ma anche dal loro ricordo.
Una volta percepita la vista del cibo, l’ameba comincia a protendersi verso di esso, formando uno pseudopodo o “falso piede”. Questo movimento è la manifestazione visibile del suo vuoto e il desiderio di colmarlo.
Questo è quanto si definisce per JITSU: un’azione, un movimento, un sintomo che comunica il kyo nascosto.
L’ameba quindi ingerisce il cibo e soddisfa il suo bisogno, riportandosi ad una condizione di equilibrio fino al presentarsi del bisogno successivo. Lo scopo dell’azione jitsu dell’ameba è quindi soddisfare il suo kyo.
Quanto descritto per l’ameba accade tutti i giorni nella vita umana: il movimento del ki nel processo della vita crea l’alternanza del moto e immobilità, della causa ed effetto, del bisogno e dell’azione. Kyo e Jitsu si manifestano quindi continuamente nella nostra vita tanto in salute che in malattia.
JITSU è l’azione che cerca di riempire il nostro bisogno, jitsù è l’evidenza del percorso che abbiamo scelto,la proiezione esteriore e manifesta della necessità di conoscenza che abbiamo sentito e a cui abbiamo dato un seguito attraverso l’intenzione.
JITSU rappresenta il pieno, l’eccesso di energia, il dolore acuto, appare evidente, riscontrabile.
JITSU è facile da vedere, è visibile e prominente, se viene stimolato è veloce alle reazioni. Jitsu è la nostra risorsa, il nostro punto di forza, ciò che vogliamo mostrare , esprimere, condividere con gli altri. A livello fisico la zona jitsu appare emergere dal corpo, è localizzata, facile da individuare, la superficie della pelle appare piena e arrotondata.
Lo shiatsu praticato in maniera forte e diretta sul punto jitsu provoca una reazione di dolore, di sofferenza e di contrazione; sarà difficile stare nel punto perché si tenderà ad essere respinti.
Due parole chiave per definire il jitsu potrebbero essere VISIBILITA’ e REAZIONE.
KYO è nascosto, talvolta difficile da trovare, kyo è uno stimolo che proviene da un qualcosa che non possiamo razionalizzare.
KYO rappresenta un’energia carente: il vuoto, l’insoddisfazione, il vero bisogno, il dolore sordo.
KYO è il non evidente, l’invisibile, ciò che vogliamo nascondere, se viene stimolato è molto lento nelle reazioni. Il kyo rappresenta anche quella che potrebbe essere la mia potenzialità: un punto debole potrebbe trasformarsi in un punto di forza.
Il punto kyo è più difficile da individuare, spesso si nota un avallamento, la pelle è morbida spesso flaccida.
Le due parole chiave per definire il kyo potrebbero essere NASCONDERE e RESISTERE.
Ogni attività ha una sua origine in una condizione kyo, che a sua volta crea una condizione jitsu corrispondente. Quando questo stato di attività ritorna normalmente ad uno stato di equilibrio e riposo, questo è chiamato EQUILIBRIO DINAMICO; anch’esso è una caratteristica specifica della vita.
Quando, per qualche ragione, lo squilibrio del ki (che genera kyo e jitsu) non può essere riportato in uno stato equilibrato di riposo,cominciano a manifestarsi prima il disagio, poi la disfunzione, quindi la malattia.
Non importa quanto grande sia lo squilibrio: esso contiene quasi sempre la capacità di ritornare ad uno stato di equilibrio; se siamo in grado di riconoscere lo squilibrio e dare uno stimolo alla possibilità di recupero, il corpo è in grado di ritornare da solo ad una condizione di salute.
Questo si chiama POTERE DI GUARIGIONE INNATA ed è insieme a quella dell’equilibrio dinamico, una delle proprietà specifiche della vita.
Sebbene i sintomi siano conseguenza di condizioni kyo e jitsu, quelli jitsu spesso presentano una caratteristica di urgenza a causa del maggior investimento di energia in quella zona.
Molti stili di shiatsu sono fatti appositamente per trattare tali sintomi urgenti, spesso con metodi abbastanza forti.
In relazione alla sequenza descritta per l’ameba, ciò equivale ad intervenire sul jitsu senza aver soddisfatto il suo kyo; Il kyo è ancora nascosto al suo interno e in breve tempo tenderà a ricreare lo stesso jitsu in risposta al suo kyo non riconosciuto. Masunaga sostiene che il kyo debba essere soddisfatto per avere un effetto positivo sulla condizione jitsu. Occorre muovere il ki verso la condizione kyo per poter ripristinare l’equilibrio iniziale dell’ameba
Testo di Irene Maurizi
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